by David Ceccarelli

What’s happening to the ancient seaport of Livorno in Italy? David Ceccarelli’s six illustrated short stories, tied with a common thread of strange happenings, transport you there into the highly imaginative world of story telling. The author’s creation of a radical and charming cast of characters of misfits and endearing non-humans, as funny and irreverent as they can be, always show a powerful inner intelligence…

 

Chapter 1

I fatti qui riportati avvennero in una città non tanto lontana dalla vostra: ma sì, proprio quella dove passa la via Roma, le macchine fanno un gran baccano e dal lunedì al venerdì la gente è così indaffarata che anche un saluto costa più di quanto ci si aspetti. Quell’anno, di qualche calendario fa, accadde l’impensabile: qualcuno rubò la notte di Natale e niente fu più come prima, nemmeno il cenone dello zio Pasquale (che di solito è sempre uguale). da qualche parte, sotto un tombino Gonzo, Ganzo e Ghinzo non erano fratelli, né tanto meno cugini. Si assomigliavano e basta. Erano tre grossi ratti dalla pelliccia crespa e polverosa. Si conobbero sulla ‘Porco Matto’, una strana nave mercantile, tanti anni fa, quando erano marinai scansa fatiche. Tutti e tre avevano un alito così cattivo che nemmeno le mosche del Fetido Pantano avrebbero resistito a tanto. Le loro code erano lunghe e spellate, come grassi lombrichi di campagna ed erano segnate da strani tatuaggi fatti al porto di Livorno. Tutti e tre indossavano dei maglioni di lana colorata che si scambiavano l’un con l’altro ogni sei giorni, così che avessero sempre abiti caldi, mollicci e puzzolenti. Come ogni buon ratto che si disprezzi, abitavano nelle fogne scure, tra le bucce di banana marce, i rifiuti galleggianti, i coccodrilli albini e un sacco di dischi di Tony Bamboretto (un cantante hip-hop d’origine viareggina). La mattina si svegliavano tardi e controvoglia. Sbirciavano la luce del sole da sotto tre paia di calzini cuciti insieme per il calcagno. La notte erano dediti ad ogni sorta di malefatta, dal furto di frutta fuori stagione, al contrabbando di merende scadute. Furono coinvolti anche nell’affaraccio dei limoni balbuzienti e, come tutti gli anni, finirono per essere arrestati proprio la notte di Natale. Gonzo, Ganzo e Ghinzo odiavano quella festa, specialmente la notte del ventiquattro. Per loro il Natale, era solo un alberello malinconico disegnato sul muro della cella novantatre, un coro stonato tra briganti e l’annuale rimprovero del direttore della galera. Quell’anno qualcosa di differente sarebbe accaduto, ne erano davvero convinti. da qualche altra parte, non tanto distante…

Il signor Natale abitava in una strada di periferia caduta in disuso. Viveva in una casa circondata da un giardino incolto, pieno di foglie appassite e vasi incrinati. Una collezione che aumentava assieme alle crepe nei muri e ai pessimi commenti del vicinato. L’illuminazione alla sera, era più scarna della miseria e per la strada, dopo una certa ora, si vedevano soltanto le ombre furtive dei gatti randagi. Era una buona scusa per rinchiudersi davanti a una minestra calda e diversi sbadigli. Natale abitava da solo in quella piccola casa piena di foglie secche e ricordi in disordine. Il suo hobby principale era rispondere alle telefonate promozionali ed attaccar bottone. Il telefono era la sua passione, ci passava delle ore intere tra polemiche e accese discussioni. Nel corso degli anni era diventato un esperto di internet, di cucine smontabili, di ghiaccioli bollenti e di balli latino meridionali. Naturalmente non aveva mai comprato niente se non un po’ di tempo libero. Ogni pomeriggio s’affacciava alla finestra sbirciando il tempo da sotto un paio di occhiali spessi. Sbatacchiava le persiane dopo quattro minuti esatti con il solito commento: “Diavolo nero, qui mette burrasca!!”. Il Natale si avvicinava e non c’era nessuna buona ragione per festeggiarlo, ma forse, questa volta, non era propriamente vero. 24 dicembre (metà mattina)



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